09 giugno 2006

Ho fatto dei miei sogni la mia vita e il mio lavoro

"Arrivo ad un piccolo cimitero, di grandi tombe in pietra infisse nel terreno umido della risaia. Spengo la moto, per sentire che rumore fa la notte in un posto così.

Era bellissimo, rane ed altri animali commentavano lo splendore di un cielo fitto di stelle, teso a rispecchiarsi sopra la superficie brillante delle risaie, dove le stelle luccicavano nell'acqua scura, sotto i verdi germogli.
Alcune scie luminose si disegnavano pure su quello strano specchio, o di lucciole che incrociavano quei paraggi, o di stelle cadenti che si perdevano dietro l'orizzonte.
Un intenso profumo, di erba e zagare, forse portato da un vicino giardino di aranci verdi.

Ero solo, davvero solo.

Immaginavo la mia posizione disegnata su un grande mappamondo.
Un puntino in quelle terre lontane, esotici scenari in quelle grandi pianure di Indocina.

Ed io ero lì, solo, fragile, esposto, ma profondamente felice.

E' così che mi sento in questo periodo: profondamente felice.

L'unica angoscia è che tutto scorra troppo in fretta, e che poco mi resti tra le dita, immerse nella corrente della vita che mi scivola addosso.

Mi chiedo cosa restituire, in cambio di quanto ricevo.

Impegno sul lavoro, qualche sorriso regalato, una carezza quando capita, ma soprattutto un profondo senso di gratitudine.

Ma non sono certo che basti."

Carlo Urbani

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